CONGREGAZIONE OPERAIO DEL DUEMILA

Sette operai sulle gru a Verona: “Non ci pagano da mesi”. La dignità calpestata dei lavoratori edili


Mercoledì 27 agosto, a Borgo Trento, Verona, è andata in scena l’ennesima pagina nera del lavoro in Italia. Sette operai edili, esasperati dall’assenza di retribuzione per mesi, hanno deciso di salire sulle gru del cantiere tra via Mameli, via Failoni e via Cavalcaselle. Un gesto estremo, simbolo di una disperazione profonda, maturata in un settore che continua a sfruttare i più deboli, gli invisibili: lavoratori stranieri, spesso senza voce, che hanno solo la loro forza fisica da mettere sul tavolo.

Il cantiere in questione, dove sono in costruzione quattro palazzine, si è trasformato in un teatro di protesta drammatica. Gli operai hanno scelto le gru, alte e visibili, per gridare al mondo la loro rabbia: “Non ci pagano da mesi”. Non slogan, non cartelli: solo corpi sospesi nel vuoto, pronti a rischiare la vita pur di rivendicare un diritto elementare.

La rabbia di chi lavora senza salario

È inaccettabile, nel 2025, dover assistere ancora a scene del genere. In un Paese che parla di crescita, di PNRR, di miliardi destinati all’edilizia, i mattoni continuano a poggiare sullo sfruttamento. C’è chi costruisce case nuove senza poterne garantire una alla propria famiglia, chi mette in piedi quartieri senza riuscire a mettere insieme un affitto. Lavorano, sudano, rischiano la salute, eppure non vengono pagati.

La loro protesta è stata tanto dura quanto disperata: hanno minacciato gesti estremi, pronti a sacrificare se stessi pur di farsi ascoltare. Solo l’intervento delle forze dell’ordine, dei vigili del fuoco con le autoscale e persino dei teli di sicurezza fatti arrivare da Vicenza e Venezia, ha evitato che questa pagina si trasformasse in tragedia.

Il ruolo dei sindacati e la vergogna delle aziende

Nel pomeriggio, intorno alle 17.30, dopo ore di tensione, i lavoratori sono finalmente scesi dalle gru. È servita la mediazione dei sindacati, tra cui la Feneal Uil di Verona, per ottenere ciò che non dovrebbe mai essere messo in discussione: il salario. Gli operai, a quanto riferito, sono stati retribuiti sul posto. Come se fosse un favore, come se il diritto alla paga fosse una concessione e non un obbligo contrattuale e morale.

“Episodi gravi come questo non devono accadere – ha dichiarato Roberto Toigo, segretario generale della Uil Veneto – si è sfiorata una tragedia che avrebbe coinvolto non solo gli operai ma anche le loro famiglie”.

Parole sacrosante, ma resta l’amarezza: quante altre volte dovremo vedere lavoratori costretti a mettere la propria vita in gioco per ricevere ciò che gli spetta?

Un Paese che tradisce chi lavora

La vicenda di Borgo Trento è lo specchio fedele di un’Italia che tradisce chi lavora. Non stiamo parlando di privilegi, non di bonus o premi: stiamo parlando di salario, dell’essenziale, di ciò che permette a una famiglia di vivere. Senza stipendio, non c’è cibo in tavola, non ci sono bollette pagate, non c’è dignità.

Chi trae profitto dal lavoro di questi uomini? Chi ha incassato soldi per un cantiere in piena espansione, mentre i muratori restavano a mani vuote? È ora di smetterla con l’omertà, con le scuse burocratiche, con i rimpalli di responsabilità. Qui c’è un sistema che continua a tollerare il mancato rispetto dei contratti e dei diritti fondamentali.

Un segnale che non deve spegnersi

La protesta di questi sette operai non è un episodio isolato: è un grido che si unisce a quello di migliaia di lavoratori edili che in tutta Italia vivono situazioni simili, spesso nel silenzio generale. Ma questa volta il grido si è alzato da decine di metri d’altezza, visibile e impossibile da ignorare.

Gli operai di Borgo Trento hanno mostrato che la disperazione può trasformarsi in coraggio, che il lavoro non pagato non è solo un’ingiustizia: è una violenza, un furto di vita.

E allora l’appello è chiaro: non giriamoci dall’altra parte. La dignità di chi lavora non può essere negoziata né messa in saldo. Se oggi sette operai sono stati costretti a salire su una gru per farsi sentire, domani potrebbe toccare a qualcun altro. Non aspettiamo che la tragedia accada davvero.

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