“C’era una volta… un contratto oscuro, firmato di sorpresina, senza il sindacato più robusto del settore: la FIOM. Era il 2009, e sembrava una puntata farsesca di un film tragico-sindacale.”
1. Il gran patto combinato: FIM‑CISL e UILM‑UIL vs FIOM-CGIL
Il 15 ottobre, FIM‑CISL e UILM‑UIL, fedeli all’arte del compromesso, firmarono con Federmeccanica un nuovo contratto per i metalmeccanici, lasciando la FIOM‑CGIL fuori dal guardaroba contrattuale . Scelta ben studiata? Forse, ma ai lavoratori – soprattutto quelli FIOM – sembrò un calcio nell’ingranaggio della loro dignità.
2. Lo stupore degli operai – i dialoghi fra le macchine e il cuore
Abbiamo raccolto due testimonianze autentiche:
“Un colpo al cuore,” racconta Marco, tornitore di Torino. “Ho visto i miei compagni iscritti FIOM restare a bocca aperta: ‘Ma non siamo tutti nello stesso carro armato?’”
“Era come se ti levassero la voce,” aggiunge Lucia, operatrice alla linea di montaggio. “FIM e UILM se ne andavano con Federmeccanica e lasciavano FIOM fuori. Noi restavamo nella sala d’aspetto.”
3. Le reazioni furiose (ma democratiche!) della FIOM
Gianni Rinaldini, segretario generale FIOM, non la mandò certo a dire. Definì l’accordo “attacco ai salari e alla democrazia” , e chiese un referendum operaio per ratificarlo . Minacciò blocchi: la FIOM non avrebbe applicato alcunché in assenza del voto dei lavoratori . Insomma, una strategia di lotta sindacale in piena regola, resa più viva dal linguaggio viscerale da piazza.
4. Le piazze infuocate, i fischi e il contenzioso
Dalle pavide stanze di Confindustria alle aspre vie delle fabbriche, la protesta esplose: scioperi spontanei, cortei, presidi alle porte degli stabilimenti . Alcuni operai della FIM, sentendosi traditi, aderirono alla fiammata conflittuale della FIOM . Intanto, scattò anche la macchina giudiziaria: un lungo contenzioso che durò anni.
5. L’effetto domino: frattura, sfiducia e un’unione in pezzi
Il risultato? Un sindacato spaccato in due:
Effetto | Conseguenza |
|---|---|
Sfiducia operaria | Quel senso di “traditi” serpeggiò nelle officine. |
Legittimità contestata | I lavoratori chiedevano di votare, non di subire. |
Mutazioni nel modello sindacale | Si rese necessario un nuovo protocollo nel 2011, per impedire future “esclusioni selettive”. |
6. Il commento finale di Gianni Rinaldini
Per Rinaldini, quel contratto fu un “attacco alla democrazia e ai salari” . Sottolineò che senza referendum, la FIOM non avrebbe applicato niente dell’accordo . E giustamente, in tono drammatico-satirico, si chiedeva:
“Se domani due sindacati firmano dietro le mie spalle, chi garantisce che domani non firmino scorporando anche la mia bicicletta?”
Concludendo, Rinaldini attestò che la FIOM avrebbe continuato a combattere con ogni mezzo: scioperi, assemblee e contenziosi, fino a ripristinare un sindacato con il cuore, la testa… e il voto operaio.
Epilogo satirico: quando il sindacato si mise a giocare a Risiko
Immaginate uno sciame di operai che si chiedono se la FIOM avesse lanciato una nuova console: uscita “contract‑sim”, modalità “accordo separato”. Un gioco senza istruzioni, senza tutti i giocatori, si vince solo con la fiducia, quella vera, operaia.
Alla fine, il monito rimane: senza unità e democrazia, ogni tessera sindacale è destinata a cadere. E ai nostri operai satirici, Fabio e Carla, non resta che concludere: “Chi firma nascosto, merita un fischio in sala mensa”.