CONGREGAZIONE OPERAIO DEL DUEMILA

Romano Prodi: Con l’euro lavoreremo un giorno in meno.

“Con l’euro lavoreremo un giorno in meno, guadagnando come se lavorassimo un giorno in più.”

Vi ricordate questa frase? Correva l’anno del Signore 1999, e Romano Prodi, con l’entusiasmo di chi sta per regalarci il futuro su un piatto d’argento, annunciava ai cittadini italiani la rivoluzione della moneta unica. Finalmente, dopo anni di svalutazioni, inflazioni e lire dal valore incerto, l’euro sarebbe arrivato come un messia economico: meno lavoro, più soldi. Un paradiso finanziario a portata di mano.

Doveva essere l’America, con la differenza che invece del dollaro avremmo avuto una moneta tutta nostra (o quasi). L’idea di fondo era chiara: grazie all’euro, l’Italia avrebbe visto una crescita tale da consentirci di lavorare meno e guadagnare di più. Sì, proprio come nei sogni migliori.

La realtà: un giorno in più, un euro in meno

Poi, nel 2002, l’euro è arrivato davvero. Ed è stato subito chiaro che qualcosa non tornava. Il primo indizio? Il caffè al bar, che da 1000 lire è passato a 1 euro (ovvero il 100% in più con un colpo di bacchetta magica). La pizza? Da 10.000 lire a 10 euro. Gli stipendi, invece, sono rimasti quelli di prima, ma con una simpatica conversione 1:1, che ha reso tutto più avvincente.

Lavorare un giorno in meno? Forse sì, ma solo perché le aziende hanno iniziato a chiudere o a delocalizzare, lasciando molti senza lavoro. Guadagnare come se lavorassimo un giorno in più? Assolutamente sì! Infatti, con l’aumento dei prezzi e il potere d’acquisto dimezzato, per permettersi lo stesso tenore di vita abbiamo dovuto iniziare a fare straordinari, secondi lavori e collezionare contratti a termine come figurine Panini.

Ma allora cosa voleva dire Prodi?

Proviamo a interpretare meglio. Forse intendeva dire che, con l’euro, la produttività sarebbe aumentata e quindi gli stipendi sarebbero cresciuti. Peccato che, mentre in Germania le aziende investivano in innovazione e organizzazione, in Italia molti imprenditori hanno preferito continuare con il vecchio sistema: massimo profitto, minimo investimento. Risultato? La produttività italiana è rimasta al palo, ma il costo della vita è salito.

Oppure, più semplicemente, la frase di Prodi andava letta al contrario: “Con l’euro lavoreremo un giorno in più, guadagnando come se lavorassimo un giorno in meno.” Ed effettivamente, per molti è andata proprio così.

Una profezia… al contrario

Insomma, l’euro ci ha portato stabilità, ma anche rigidità. Senza la lira, l’Italia ha perso la possibilità di svalutare la moneta per rendere più competitive le proprie esportazioni. Il risultato? Abbiamo dovuto rincorrere il costo del lavoro con contratti precari, tagli ai diritti e stipendi sempre più vicini alla soglia della sopravvivenza.

Intanto, Prodi e gli altri padri dell’euro hanno proseguito le loro carriere, lontani dai supermercati dove la gente si è ritrovata a fare i conti con il nuovo conio. Perché alla fine, la moneta unica è stata come una di quelle offerte da televendita: sulla carta sembra un affare, ma poi, quando arriva a casa, scopri che non funziona come promesso e non puoi neanche restituirla.

E voi, lavorate un giorno in meno? Guadagnate come se lavoraste un giorno in più? O state ancora cercando lo scontrino per il reso dell’euro?

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