Milano – Finalmente una buona notizia per gli amanti del brivido economico: la cooperativa Fema è stata commissariata! E pensare che tra i suoi committenti figuravano anche il Piccolo Teatro e il Teatro alla Scala, che, va detto, non c’entrano nulla con l’indagine. Per carità, si sa che il teatro è fatica, sacrificio e sudore… ma nessuno aveva specificato che lo sarebbe stato anche per chi ci lavora come custode o maschera.
I salari? Roba da favola: 4, 5, persino 6 euro netti all’ora! Cifre da capogiro che permettono di fare scelte importanti nella vita, tipo: mangiare o pagare l’affitto. E pensare che parliamo di lavoratori iperqualificati, con lauree, master e conoscenze linguistiche. Chissà, magari se parlassero il sanscrito troverebbero un posto migliore!
Non tutti però hanno colto l’incredibile opportunità di questa esperienza formativa. Alcuni, poco riconoscenti, hanno addirittura osato protestare: lo scorso dicembre un gruppo di lavoratori si è incatenato all’atrio del Museo del Novecento. Ma quale migliore occasione per approfondire la performance art?
A guastare la festa è arrivata la Procura di Milano, che, evidentemente poco incline al romanticismo del precariato, ha disposto il controllo giudiziario della cooperativa. Motivo? I lavoratori lamentavano stipendi troppo bassi. Esagerati! Non sanno che nel XXI secolo il vero lusso è avere un lavoro?
TUTTO NORMALE, TRANQUILLI
Chi si stupisce di queste notizie probabilmente vive su un altro pianeta. Qui sulla Terra, e in particolare in Italia, funziona così: gli enti pubblici appaltano servizi al ribasso, e le cooperative ringraziano. Lo denunciano da anni gli attivisti dell’associazione “Mi riconosci? Sono un professionista dei beni culturali”, che, con una certa insistenza, si ostinano a parlare di “sfruttamento”. Certo, 4 euro l’ora non sono il massimo, ma vuoi mettere la soddisfazione di lavorare per la cultura?
E infatti, tra le cooperative coinvolte, non mancano quelle che hanno vinto appalti comunali o statali. Una garanzia! Ma attenzione: per gli attivisti il problema è anche “politico e morale”. Sostengono che i committenti non possano far finta di nulla. Assurdo! Perché mai chi affida i servizi dovrebbe sentirsi responsabile di quello che succede ai lavoratori?
IL MAGICO MONDO DEI CONTRATTI
Ma non finisce qui. C’è chi guadagna la bellezza di 600 euro al mese e, inspiegabilmente, sostiene di non riuscire a vivere. Altri, purtroppo meno avventurosi, sopravvivono solo grazie all’aiuto dei familiari. E non mancano i testimoni che, addirittura, fanno più lavori contemporaneamente. Multitasking portato all’estremo!
Intanto, il Comune di Milano si dice pronto a intervenire. L’obiettivo? Applicare un contratto nazionale che garantisca stipendi migliori. Ma siamo sicuri che i lavoratori vogliano davvero perdere tutto il brivido del precariato? Magari tra qualche anno rimpiangeranno il fascino decadente di un caffè sospeso con la speranza che qualcuno lo offra anche a loro.
