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Vergogna senza fine: insegnante napoletano riceve una busta paga da 1 euro

Immagine: Fanpage.it

Una busta paga da 1 euro. No, non è uno scherzo di cattivo gusto, né un caso isolato.

Il sindacato Uil Scuola Campania, con una nota di sdegno, ha allegato il «corpo del reato»: il cedolino di un insegnante precario napoletano ridotto all’elemosina dopo le trattenute fiscali. Ma che razza di Paese è questo, dove chi forma le nuove generazioni viene umiliato in questo modo? Perché i docenti italiani devono subire simili vergogne mentre chi siede dietro una scrivania ministeriale percepisce stipendi da capogiro senza mai dover giustificare la propria inefficienza?

Roberta Vannini, segretaria regionale della UIL Scuola Rua Campania, non usa mezzi termini: «Il fenomeno, purtroppo, non è isolato. Molti docenti e personale Ata subiscono questi ricalcoli in silenzio, temendo ripercussioni o provando vergogna a denunciare». Ma perché mai un lavoratore dovrebbe provare vergogna nel denunciare un’ingiustizia? Siamo arrivati a un punto tale di degrado istituzionale da convincere i lavoratori che siano loro a doversi nascondere, invece di pretendere dignità e rispetto!

La situazione dei supplenti è ormai nota a tutti, tranne a chi dovrebbe risolverla. Stipendi ridicoli, pagamenti in ritardo, contratti a singhiozzo che impediscono qualsiasi progettualità. Una condizione inaccettabile in un Paese civile, ma evidentemente l’Italia ha smesso di esserlo da tempo. «Non possiamo accettare che chi fa funzionare ogni giorno la scuola pubblica statale debba convivere in una situazione di perenne precarietà con stipendi da fame, erosi ogni anno dall’inflazione», prosegue Vannini. E chi può darle torto? Chi può giustificare una busta paga da 1 euro a fronte di un lavoro che richiede competenza, dedizione e sacrificio?

Ma il peggio deve ancora venire. Secondo il sindacato, il meccanismo di questi tagli è automatico e inappellabile. Nessun preavviso, nessuna possibilità di rateizzazione. «Come può un lavoratore della scuola, che già fa fronte alle spese quotidiane, pagare mutuo, affitto e bollette se da un giorno all’altro si ritrova senza stipendio?», denuncia ancora la sindacalista. Già, come può? Forse i geni dell’amministrazione pubblica pensano che gli insegnanti vivano d’aria? O magari si aspettano che si rassegnino al silenzio, che ingoino il rospo e vadano avanti come se nulla fosse?

È ora di dire basta. Basta con questa farsa, basta con questa mancanza di rispetto per chi ogni giorno manda avanti la scuola pubblica. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze e il Ministero dell’Istruzione e del Merito devono intervenire immediatamente per fermare questa ingiustizia. È intollerabile che nel 2025 lo Stato tratti i propri dipendenti come cittadini di serie B, lasciandoli in balia di un sistema burocratico ottuso e crudele.

Per questo la Uil Scuola Rua Campania sarà in piazza il 10 e 11 marzo a Napoli, a fianco dei precari, a gridare la rabbia di chi non vuole più subire. E sarebbe ora che tutti gli italiani si svegliassero e si unissero alla protesta. Perché oggi è toccato a un insegnante, ma domani potrebbe toccare a chiunque. E allora sì, sarà troppo tardi per indignarsi.

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