Cassa integrazione o lavoro in Serbia: il ricatto di Stellantis agli operai (tratto da IlManifesto.it)
Le lettere sono arrivate come cartoline delle vacanze, solo che invece del mare c’è la fabbrica: “Gentile operaio, vuoi passare qualche mese in Serbia?”
Non è uno scherzo: a Pomigliano e Mirafiori l’ex Fiat ha deciso che l’unico modo per farti lavorare cinque giorni di fila è esportarti.
Prima hanno preso i nepalesi, ora tocca agli italiani “volontari”. Volontari come quando ti dicono: “Se non vai, resti a casa in cassa integrazione a 5 giorni al mese”.
Prima hanno preso i nepalesi, ora tocca agli italiani “volontari”. Volontari come quando ti dicono: “Se non vai, resti a casa in cassa integrazione a 5 giorni al mese”.
I sindacati gridano da anni: fabbriche vuote, operai dimezzati, esodi incentivati. Nel frattempo i numeri di Stellantis crollano: dal 14,9% al 13,9% di mercato. E noi? Aspettiamo un piano industriale che sembra la seconda stagione di una serie TV: annunciato, rimandato, mai trasmesso.
Così il futuro dell’operaio italiano diventa un Erasmus obbligatorio: cinque mesi lontano da casa per guadagnarsi lo stipendio pieno. Altro che responsabilità sociale: Stellantis ha inventato il turismo operaio.
La grande Panda, quella che una volta sfornavamo qui, adesso la fanno a Kragujevac. Perché? Semplice: lì la paga media è 800 euro, l’energia costa meno e lo Stato serbo stende tappeti rossi agli Elkann.
Intanto il governo promette incentivi per comprare auto: peccato che senza nuovi modelli da produrre le nostre fabbriche rimangano luci spente.
