CONGREGAZIONE OPERAIO DEL DUEMILA

STORIE: La brutta figura di Landini sui contratti da 5 euro



La “rivolta sociale” sbandierata come un grido di battaglia contro il governo da un lato, e dall’altro la firma su contratti vergognosi da meno di 9 euro l’ora. Il sindacato che predica giustizia, ma firma miseria. È questa la sintesi perfetta del cortocircuito della CGIL e del suo leader Maurizio Landini, messo a nudo da Francesco Storace sulle pagine di Libero.

Un sindacato che dovrebbe difendere i lavoratori, ma che invece li condanna a stipendi da fame. Un’organizzazione che chiama alla mobilitazione contro il governo, accusandolo di schiacciare i diritti dei più deboli, mentre nei fatti avalla salari da sfruttamento. Un gioco delle parti che ormai rasenta il grottesco.

La retromarcia imbarazzante di Landini

Lo scorso 17 novembre, durante Tg2 Post, Manuela Moreno ha incalzato Landini sulla sua retorica incendiaria. Il leader della CGIL aveva parlato di “rivolta sociale” in occasione dello sciopero generale, un’espressione che, in un contesto già teso, sa tanto di benzina sul fuoco.
Messo alle strette dalla giornalista, Landini ha tentato di arrampicarsi sugli specchi, provando a giustificare la sua dichiarazione con un discorso fumoso:

Io ci sto molto attento e sono convinto di aver usato (con rivolta) la parola esatta. Siamo di fronte ad un passaggio, siamo nel pieno di una crisi democratica. Quando metà dei cittadini non va più a votare, vuol dire che non si sente rappresentato da nessuno. Siamo nella situazione in cui le persone non arrivano alla fine del mese, perché sono povere lavorando.

Un giro di parole degno di un politico consumato, ma che con la domanda iniziale “non stai gettando benzina sul fuoco?” c’entrava poco o nulla. La risposta, come sottolinea Storace, è stata una classica deviazione strategica, utile solo a evitare di ammettere la propria responsabilità nel clima di tensione sociale.

Contratti da cinque euro: la fuga imbarazzante

Ma il vero capolavoro di ipocrisia Landini lo ha messo in scena a Restart, il programma di Annalisa Bruchi su Rai 2. Qui la conduttrice gli ha posto una domanda semplice e diretta:


“Come mai avete firmato contratti a cinque euro l’ora alla categoria dei vigilantes, la sicurezza privata?”


E qui è scattata la grande fuga del leader sindacale. Nessuna risposta diretta, solo un goffo tentativo di distrazione:
“Abbiamo già aperto un’altra trattativa…”


Ma la Bruchi non ha mollato la presa:
“Ma li avete firmati o no ‘sti contratti? Un sindacato che firma a cinque euro l’ora non si può sentire.”

Landini, sempre più in difficoltà, ha provato a tirare fuori la carta della costituzionalità:
“Accordi a cinque-sei euro sono incostituzionali.”

Un’affermazione surreale, come se quei contratti li avesse firmati qualcun altro e non la CGIL. La Bruchi ha quindi affondato il colpo:
“Quindi scenderete in piazza?”

Ed ecco la perla finale:
“No, andremo nei tribunali.”

Praticamente, un sindacato che si fa causa da solo. Una scena tragicomica, uno spettacolo che rasenta l’assurdo.

Predicare bene, razzolare malissimo

La CGIL si scaglia contro il governo, invoca la protesta di piazza, denuncia la povertà dei lavoratori. Ma poi, al momento di difendere davvero quei lavoratori, firma contratti con stipendi da elemosina.
C’è qualcosa di profondamente sbagliato in questo sindacalismo che si indigna di giorno e cede di notte. Un sindacalismo che urla contro lo sfruttamento, ma lo certifica con la propria firma.


Un sindacalismo che dovrebbe rappresentare i lavoratori, ma che sembra aver perso del tutto il senso della propria missione.
Questa è la CGIL di Landini: un sindacato che, invece di lottare per salari dignitosi, si è ridotto a giustificare accordi da cinque euro l’ora in tv, mentre chiama alla rivolta contro il governo. Una doppia morale che lascia l’amaro in bocca e che dovrebbe indignare proprio quei lavoratori che dice di difendere.

Nuova Vecchia

ads

ads