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| Immagine: SKYtg24 |
Il mondo del lavoro sta diventando sempre più una fonte di stress e disagio psicologico per milioni di italiani. Secondo l'ottavo Rapporto Censis-Eudaimon sul welfare aziendale, realizzato con il contributo di Credem, Edison, Michelin e OVS, il 31,8% dei lavoratori dipendenti ha manifestato sintomi di burn-out, con sensazioni di esaurimento, alienazione e distacco dal proprio impiego. Il dato è ancora più preoccupante tra i giovani: quasi uno su due (47,7%) è vittima di questo malessere.
Il lavoro deve contribuire al benessere
Per l'83,4% dei dipendenti italiani, il lavoro dovrebbe essere un fattore che contribuisce al benessere fisico e psicologico. Questa necessità è avvertita in modo particolare dagli impiegati (86,1%), seguiti dagli operai (79,5%) e dai dirigenti (76,8%). Le nuove generazioni sono le più sensibili al tema: il 75% dei dipendenti tra i 18 e i 34 anni considera prioritario un ambiente di lavoro che favorisca la salute e la qualità della vita.
Le cause del malessere
Il rapporto mette in evidenza una serie di fattori che contribuiscono all'aumento dello stress lavorativo:
- Il 73% dei lavoratori vive situazioni di ansia e stress legate al lavoro;
- Il 76,8% fatica a trovare un equilibrio tra vita privata e professionale;
- Il 75,9% si sente spesso sopraffatto dalle responsabilità;
- Il 73,9% avverte una pressione eccessiva sul lavoro;
- Il 67,3% ha sperimentato frustrazione per il mancato supporto da parte del datore di lavoro.
A causa di queste condizioni, il 36,7% dei lavoratori ha cercato aiuto da uno psicologo o si è rivolto a servizi di counseling per gestire il proprio stato emotivo.
La sindrome da corridoio: quando il lavoro invade la vita privata
Uno degli aspetti più preoccupanti emersi dal rapporto è la cosiddetta "sindrome da corridoio", ovvero il continuo scambio di ansie e preoccupazioni tra il lavoro e la vita privata. Questa condizione colpisce tre milioni di lavoratori e si manifesta in due forme principali:
- Il 36,1% dei dipendenti porta a casa i problemi lavorativi, con effetti negativi sulle relazioni personali;
- Il 25,7% porta al lavoro le preoccupazioni della vita privata, compromettendo le prestazioni professionali.
Tra i giovani lavoratori, la percentuale di chi si porta a casa le preoccupazioni lavorative arriva al 41%.
Le aziende come hub del benessere
Secondo Alberto Perfumo, fondatore e amministratore delegato di Eudaimon, “i tempi sono maturi per le aziende per proporsi come hub del benessere, garantendo ascolto e accompagnamento”. Anche Giorgio De Rita, segretario generale del Censis, sottolinea l'importanza di rispondere alle nuove aspettative dei lavoratori per attrarre e trattenere talenti.
Le richieste dei lavoratori: più supporto mentale e tempo libero
I lavoratori chiedono interventi concreti per migliorare la loro qualità di vita:
- Il 63,5% desidera supporto per attività di meditazione, yoga o per accedere a uno psicologo;
- L'89,4% chiede più tempo libero per se stesso;
- L'86,2% vorrebbe più momenti da trascorrere con amici e parenti;
- Il 78,9% sente la necessità di fare più attività fisica;
- Il 73,9% vorrebbe più opportunità per attività culturali.
Cosa conta davvero nel lavoro
Tra gli aspetti più importanti per il benessere lavorativo emergono:
- Un buon rapporto con superiori e colleghi (94,6%);
- La possibilità di operare con autonomia (93,1%);
- Un equilibrio tra vita privata e professionale (92,2%);
- Flessibilità negli orari (91,6%);
- Sentirsi valorizzati in azienda (87,6%);
- La possibilità di lavorare anche in smart working (64,1%).
Il ruolo delle aziende e delle istituzioni
Il 63,5% dei lavoratori ritiene che la propria azienda potrebbe fare molto di più per migliorare il benessere lavorativo. Tuttavia, emerge anche una consapevolezza del ruolo individuale: il 66,7% riconosce che il proprio benessere dipende anche dalle scelte personali. Allo stesso tempo, l'80% dei dipendenti ritiene che Stato e istituzioni possano fare di più per migliorare le condizioni di vita e di lavoro.
Il quadro delineato dal rapporto Censis-Eudaimon mostra un Paese in cui il lavoro sta diventando una fonte crescente di stress e disagio. Le aziende e le istituzioni sono chiamate a intervenire per evitare che il malessere dilaghi ulteriormente, penalizzando non solo i lavoratori, ma anche la produttività e la competitività dell'intero sistema economico.
